Rosso is the new Black
L’Italia ha sempre avuto come bandiera il tricolore. Secondo gli storici Le tre fasce colorate delle stesse dimensioni si ispiravano all’emblema della Rivoluzione francese, mentre i colori bianco e rosso riprendevano lo stemma del comune di Milano e il verde il colore delle uniformi della guardia civica milanese.
Ma noi siamo romantici e restiamo legati alla tradizione che vuole il verde, a rappresentare i nostri meravigliosi prati; il bianco, candido ed elegante a simboleggiare la neve che in inverno copre le nostre belle montagne; Il rosso a indicare il sangue dei nostri caduti.
Oggi del tricolore resta il rosso, mentre il giallo e l’arancione compongono questa nuova bandiera della paura, del pericolo, simbolo della pandemia e del famigerato lockdown.
Noi viviamo di colori, di inchiostri che baciano carte patinate che danzano in eleganti vortici nati dal ciano, dal giallo, dal magenta e dal nero. Questa vita in sfumature di giallo, arancione e rosso non fa per noi. È peggio di una vita in bianco e nero, meno colorata ma molto più elegante, ingrigita come la nostra paura ma con la reazionaria forza del bianco che ci da la speranza che un giorno tutto questo nero sarà attraversato dalla luce.
Ma noi gente con l’anima sporca d’inchiostro viviamo di colori vividi, forti, nella consapevolezza che i colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.
E che mondo sarebbe il nostro se non fosse più dominato dalle emozioni?
Però a volte le parole non bastano e allora servono i colori: rosso; arancione; giallo. E le forme: uno stivale. E le note: le parole dei telegiornali. Accade così che tutto si trasformi in emozioni: paura; odio; avvilimento; rassegnazione.
Eppure noi che abbiamo le mani sporche d’inchiostro, non ci rassegniamo. Potremmo abbatterci per qualche istante ma poi, dopo aver guardato il cielo per un istante, torneremo a mescolare colori. Prenderemo i nostri fogli più belli, bianchi… …perché il bianco è il colore spirituale, la pulizia che dirige tutte le nostre azioni.
Non useremo né bianco grigio né bianco avorio, ma puro bianco. E utilizzeremo il blu, perché è il colore dell’anima e perché esprime verità. Se ci pensi, al blu non c’è fine. Quando uso il blu dipingo la mia anima e mi vesto di malinconia e di sorrisi mentre immagino cielo e mare che continuano a specchiarsi l’uno nell’altro in eterno, senza mai congiungersi. Ecco dunque prendere forma e colore l’infinito, qualcosa di troppo grande per poter anche solo essere pensato, quindi può esser solo colorato. O suonato.
E poi useremo il verde. Che è un miracolo di quelli che pensi non possano accadere: dal giallo con l’azzurro nascerà sempre il verde, e non il rosa o il marrone, o l’arancione. Il verde è un gioco di prestigio matematico.
Ma non abbandoneremo il giallo perché è il colore più amato dai bambini poiché è con il giallo che colorano il sole. Ed il sole è speranza, è vita e gioia, è la consapevolezza che è come l’amore: anche nelle giornate più tempestose tu sai che è li, da qualche parte, pronto a colorarci nuovamente la vita e a disegnare arcobaleni.
E torneremo a fischiettare e a cantare non sui balconi, ma tra vicoli e strade:
Da qualche parte sopra l’arcobaleno
proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà
un giorno esprimerò un desiderio su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole saranno lontane dietro di me
E torneremo a dipingere il nostro splendido vecchio stivale con i suoi colori
Di rosso, di bianco e di verde.
Giovanni Scafoglio