Il primo trimestre del 2021 si è chiuso in crescita per l’economia italiana. L’Istat ha ribaltato le stime del 30 aprile, che indicavano un calo congiunturale dello 0,4%, calcolando per il periodo gennaio-marzo un aumento del Pil (corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato) dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti.
La variazione acquisita del Pil italiano per il 2021, quella che si otterrebbe se nei trimestri successivi al primo si registrasse una crescita nulla, è pari a +2,6%. Rivista anche la stima sul primo trimestre 2020, a -0,8% rispetto al -1,4% comunicato ad aprile.
Ad aprile 2021 il tasso di disoccupazione sale al 10,7% (+0,3 punti), mentre tra i giovani scende al 33,7% (-0,2 punti). Lo indica l’Istat nei dati provvisori sugli occupati e disoccupati. In questo panorama appare evidente che le aziende che sapranno puntare su green economy, su cicli produttivi virtuosi e in particolare come nel nostro settore sull’uso di materiali sostenibili, ecologici e certificati, avranno più spazi di crescita.
Questo perché c’è una diffusa consapevolezza della insostenibilità ed iniquità del modello di sviluppo utilizzato fino ad oggi. La crescita economica è stata ottenuta negli ultimi decenni principalmente attraverso un uso spazialmente squilibrato delle risorse e senza cura per la loro ricostituzione, Ciò influisce sul benessere delle attuali generazioni e determina tremendi rischi e sfide per il futuro. I recenti molteplici episodi di crisi sono sintomatici di questo modello. Il principale percorso di superamento dei limiti strutturali del paradigma economico attuale è rappresentato dalla attenzione sistematica all’uso efficiente delle risorse. In questo contesto la Green Economy è stata identificata come un importante e centrale fattore di sostenibilità.
L’imprescindibilità di questo legame tra natura ed economia si evince anche dallo studio pubblicato dalla Commissione Europea “The EU Blue Economy Report”, che fornisce un quadro delle prestazioni dei settori economici dell’UE-27 legati agli oceani e all’ambiente costiero. Il settore ha impiegato direttamente quasi 4,5 milioni di persone nel 2018 e ha generato circa 650 miliardi di euro di fatturato e 176 miliardi di euro di valore aggiunto lordo. Dal rapporto emerge che c’è stata “un’accelerazione nella crescita di tutti i settori consolidati dal 2013 al 2018 ad eccezione delle risorse non viventi (estrazione di petrolio, gas e minerali). Il valore aggiunto lordo del turismo costiero è aumentato del 20,6% rispetto al 2009, mentre il trasporto marittimo e le attività portuali sono aumentate rispettivamente del 12% e del 14,5%. Il settore delle risorse biologiche – comprese la pesca e l’acquacoltura – ha generato profitti lordi di 7,3 miliardi di euro nel 2018, con un aumento del 43% rispetto al 2009”. Un drastico calo è stato causato, però, dalla pandemia: diminuzione stimata dell’attività turistica dal 60 all’80%.
Nel 2020, rispetto al 2019, i nuovi ordini nei cantieri navali europei sono diminuiti del 62%, e a giugno 2020, su 75 porti, il 48% ha registrato un calo delle chiamate di navi portacontainer. Un potenziale enorme per il futuro è rappresentato dai settori emergenti come l’energia oceanica, la biotecnologia marina e la robotica. Stanno mostrando un rapido implemento e, pertanto, si prevede possano avere un ruolo centrale nella transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio, circolare e biodiversità.
Appare dunque chiaro che puntare su green economy, produzione controllata, certificata, sostenibile ed etica sia la chiave di volta che ci permetterà di affrontare il mondo post pandemico con speranza, fiducia e positività, guardando alla nuova normalità non come un momento storico buio da temere ma come a un nuovo rinascimento che ci permetterà di migliorare il nostro presente e futuro.