Il mondo post covid non deve farci paura, i valori di fondo non cambieranno, ma molte abitudini sì e alcune piccole imprese, ma anche grandi aziende dovranno fare i conti con nuove pratiche che stanno impattando in modo trasversale diverse generazioni. L’impatto del coronavirus su società, consumi e brand sarà notevole e, in molti casi, si può già toccare con mano.

La situazione del mondo post covid va analizzata su due piani

il primo riguarda cosa sta succedendo oggi, quali benchmark analizzare e gli errori da evitare. È un momento delicato in cui ogni parola sbagliata può fare grandi danni ai brand.  Studi di casi precedenti insegnano che i marchi capaci di interpretare correttamente questi momenti rilanciando gli investimenti, riescono a reggere meglio la crisi e a far crescere le proprie market share fino a tre volte di più nei primi due anni di ripresa rispetto a chi si fa prendere dal panico e taglia i costi in modo indiscriminato.

Il secondo piano di osservazione è una visione a medio-lungo raggio. Come possono cambiare le abitudini di consumatori e aziende quando si tornerà alla nuova normalità? È chiaro che questa non è una parentesi auto-conclusiva: sappiamo che da ogni post-crisi sono nate grandi rivoluzioni sociali che hanno ispirato nuovi stili di vita e consumi. Perciò oggi dobbiamo costantemente chiederci che forma avrà la nuova società e, sulla base di questo, lavorare con i nostri clienti per disegnare una partenza adeguata alla nuova realtà. In questa logica uno degli strumenti è quello dei futuri possibili, e il ruolo di chi saprà pensare e avere una visione dei possibili scenari futuri è fondamentale.

Ma cosa possiamo fare per trasformare la crisi post covid in una opportunità?

Per costruire qualcosa che sul mercato abbia successo e che duri nel tempo le regole sono molto semplici. Servono intuito, visione di mercato, misurazione dei rischi in relazione alle opportunità, prudenza ed intraprendenza. Proprio come un buon padre di famiglia. Ogni piccolo pezzo dell’azienda va costruito pensando che debba durare per sempre. E i dettagli fanno la differenza, soprattutto nel mercato odierno, perché sono proprio quelli che spesso misurano la credibilità di un’azienda. La credibilità costa fatica, sacrificio, tempo. Va costruita con pazienza, equilibrio e passione. É un concetto semplice per chi l’ha nel DNA.

Il digitale come mezzo per esprimere nuovi valori

La crisi ha messo in luce come il digitale possa veramente essere una leva per creare valore e la discriminante nel medio termine sarà quanto le aziende sapranno cogliere questa sfida. La crisi rappresenta davvero un’opportunità di evolvere e cambiare. Gli obiettivi restano gli stessi, ciò che deve cambiare sono gli strumenti, che devono essere conformi alle rinnovate necessità dei clienti e a un mercato che non è lo stesso di qualche mese fa, un mercato che cambierà ancora.

Il mondo post covid non deve farci paura è la più grande opportunità per uno sviluppo sostenibile

Un recente sondaggio dell’European public health alliance evidenzia chiaramente che i cittadini dei 5 principali Stati europei (Germania, Francia, Spagna, Italia, UK) non vogliono tornare ai livelli di inquinamento precedenti al Covid-19. Per evitarlo si dicono favorevoli all’implementazione di misure di mobilità sostenibile cittadina anche se questo comporterà l’utilizzo di spazio pubblico per supportare tale implementazione. In Italia soprattutto, si sarà più predisposti ad usare la bici per andare a lavoro. Ma ci sarà anche più attenzione all’uso delle plastiche, dei packaging e di tutto quello che può impattare negativamente sull’ambiente.

È qui che si gioca la partita più importante. E spetta ai giovani il ruolo principale

La sensazione è che la ripartenza dopo la crisi da coronavirus possa rappresentare la più grande opportunità avuta da mezzo secolo a questa parte per virare forte verso uno sviluppo sostenibile, volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità di soddisfare quelli delle generazioni future.

Giovanni Scafoglio

Rosso is the new Black

L’Italia ha sempre avuto come bandiera il tricolore. Secondo gli storici Le tre fasce colorate delle stesse dimensioni si ispiravano all’emblema della Rivoluzione francese, mentre i colori bianco e rosso riprendevano lo stemma del comune di Milano e il verde il colore delle uniformi della guardia civica milanese.

Ma noi siamo romantici e restiamo legati alla tradizione che vuole il verde, a rappresentare i nostri meravigliosi prati; il bianco, candido ed elegante a simboleggiare la neve che in inverno copre le nostre belle montagne; Il rosso a indicare il sangue dei nostri caduti.

Oggi del tricolore resta il rosso, mentre il giallo e l’arancione compongono questa nuova bandiera della paura, del pericolo, simbolo della pandemia e del famigerato lockdown.

Noi viviamo di colori, di inchiostri che baciano carte patinate che danzano in eleganti vortici nati dal ciano, dal giallo, dal magenta e dal nero. Questa vita in sfumature di giallo, arancione e rosso non fa per noi. È peggio di una vita in bianco e nero, meno colorata ma molto più elegante, ingrigita come la nostra paura ma con la reazionaria forza del bianco che ci da la speranza che un giorno tutto questo nero sarà attraversato dalla luce.

Ma noi gente con l’anima sporca d’inchiostro viviamo di colori vividi, forti, nella consapevolezza che i colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.

E che mondo sarebbe il nostro se non fosse più dominato dalle emozioni?

Però a volte le parole non bastano e allora servono i colori: rosso; arancione; giallo. E le forme: uno stivale. E le note: le parole dei telegiornali. Accade così che tutto si trasformi in emozioni: paura; odio; avvilimento; rassegnazione.

Eppure noi che abbiamo le mani sporche d’inchiostro, non ci rassegniamo. Potremmo abbatterci per qualche istante ma poi, dopo aver guardato il cielo per un istante, torneremo a mescolare colori. Prenderemo i nostri fogli più belli, bianchi… …perché il bianco è il colore spirituale, la pulizia che dirige tutte le nostre azioni.

Non useremo né bianco grigio né bianco avorio, ma puro bianco. E utilizzeremo il blu, perché è il colore dell’anima e perché esprime verità. Se ci pensi, al blu non c’è fine. Quando uso il blu dipingo la mia anima e mi vesto di malinconia e di sorrisi mentre immagino cielo e mare che continuano a specchiarsi l’uno nell’altro in eterno, senza mai congiungersi. Ecco dunque prendere forma e colore l’infinito, qualcosa di troppo grande per poter anche solo essere pensato, quindi può esser solo colorato. O suonato.

E poi useremo il verde. Che è un miracolo di quelli che pensi non possano accadere: dal giallo con l’azzurro nascerà sempre il verde, e non il rosa o il marrone, o l’arancione. Il verde è un gioco di prestigio matematico.

Ma non abbandoneremo il giallo perché è il colore più amato dai bambini poiché è con il giallo che colorano il sole. Ed il sole è speranza, è vita e gioia, è la consapevolezza che è come l’amore: anche nelle giornate più tempestose tu sai che è li, da qualche parte, pronto a colorarci nuovamente la vita e a disegnare arcobaleni.
E torneremo a fischiettare e a cantare non sui balconi, ma tra vicoli e strade:

Da qualche parte sopra l’arcobaleno
proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà
un giorno esprimerò un desiderio su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole saranno lontane dietro di me

E torneremo a dipingere il nostro splendido vecchio stivale con i suoi colori
Di rosso, di bianco e di verde.

Giovanni Scafoglio

Cosa sia e cosa si stia rivelando questo 2020 è sotto gli occhi di tutti. Non sta a noi entrare nei particolari. Scopo di questo articolo è invece analizzare gli andamenti del mercato e spiegare quanto sia importante nell’economia di una azienda tipografica come la nostra, che tutte le categorie merceologiche lavorino, nella consapevolezza che dobbiamo mettere al primo posto la salute della collettività.

È indubbio che questo nefasto 2020 non lo sia stato per tutte le categorie, non lo è stato ad esempio per la Grande distribuzione (si sta, in effetti, rivelando un anno molto positivo se si analizza la differenza dei ricavi rispetto allo scorso anno) cosi come non lo è stato per l’industria farmaceutica. Questo è evidentemente il risultato delle gravi vicende epidemiologiche e le conseguenti misure restrittive che il Governo ha adottato per abbassare la grave curva del contagio.

Nella grande distribuzione l’ottima performance è, sostanzialmente, il frutto di un profondo cambio delle abitudini del consumatore che si sono materializzati nella totale eliminazione dei consumi fuori casa.

Per l’azienda farmaceutica, vera locomotiva economica del 2020 pare superfluo fare analisi poiché anche qui è evidente quanto la paura di ammalarsi abbia incentivato gli italiani a comprare prodotti paramedici e integratori. Qui però va anche fatto un plauso ai manager del nostro paese che si sono rivelati bravi a diventare leader europei nell’esportazione.

È però evidente che c’è tutto un paese in sofferenza su cui ricade il peso delle misure governative che giustamente tendono a cercare di mettere al sicuro la salute dei nostri concittadini. Va però detto che per ogni azienda come la nostra, ogni più piccolo ingranaggio sia fondamentale e che toccare anche solo una delle categorie merceologiche a esso legate equivale a attivare un effetto domino inarrestabile. Ma attenzione, quando si parla di effetto domino non si fa solo riferimento alla politica, ma anche ai mezzi di comunicazione ad esempio, alle associazioni di categoria, alle associazioni dei consumatori.

Crediamo sia venuto il momento di mettere fine al periodo in cui si fa a gara a chi urla più forte in modo che la propria voce venga ascoltata, per passare a una seconda fase, quella del dialogo, al di la di come la si pensi sul coronavirus, al di la delle nostre ideologie o scelte politiche e soprattutto al di la del nostro interesse economico diretto. Questo perché è evidente che se non si comincia a lavorare in gruppo e a fare sistema anche chi fino a oggi avrà ottenuto ottimi risultati, inesorabilmente comincerà a vedere segni in rosso perché l’economia non è un sistema fatto di scatole a compartimenti stagni, ma un unico organismo che vive in simbiosi con la società.

Che cos’è il successo? Una forza segreta e indefinibile, chiaroveggenza, prontezza, la convinzione di influire sui moti della vita col solo fatto della nostra esistenza… La fede nell’arrendevolezza della vita in nostro favore… Fortuna e successo sono in noi; bisogna tenerli saldamente, intimamente. (Thomas Mann)

Giovanni Scafoglio

Dallo scudo anti-covid made in Forlì un aiuto per “dar da mangiare agli affamati”

Da ottobre è partita la collaborazione tra Grafiche Mdm e Banco Alimentare che vedrà versare una parte dei profitti relativi a “Keeper”, il copri maniglia per i carrelli della spesa realizzato in cartoncino riciclato, certificato, monouso, plastic free e rispettoso dell’ambiente. “L’iniziativa nasce dall’esigenza di dare un contributo economico per aiutare i tanti connazionali che stanno attraversando un periodo di grossa difficoltà, situazione aggravata vertiginosamente a causa dell’emergenza Covid 19”, spiega Danilo Casadei, amministratore delegato di Grafiche Mdm.

“Ringraziamo Grafiche Mdm per l’iniziativa innovativa e per il supporto – afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus -. Siamo felici di poter inaugurare nuove collaborazioni con aziende importanti di diversi settori. Stiamo vivendo un momento molto delicato e c’è bisogno dell’aiuto di tutti per aiutare le troppe persone che si trovano in difficoltà”.

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Il gioco. Se dovessimo fare un elenco delle attività più importanti nella formazione di un bambino, giocare sarebbe di certo ai primi posti. Questo perché il gioco è un processo di apprendimento essenziale e naturale, imprescindibile nel processo di crescita e di evoluzione del pensiero, dell’etica e dell’educazione di un bambino.

Ma tale processo non si ferma all’infanzia. Con tutta probabilità, soltanto nel gioco è possibile per l’uomo sentirsi realmente libero. Il gioco è importante poiché costringe alla parità perché a tutti i giocatori sono state impartite le stesse istruzioni, e inoltre mette in pratica la certezza del diritto, perché un gioco può esistere soltanto nel rispetto delle regole. Per questo motivo abbiamo appreso con interesse la notizia che “Tabù” (il famoso gioco da tavola) sarebbe sbarcato nel Mondo dei Parchi grazie all’intuizione di Giorgio Tauber, professionista che per venti anni ha retto il timone di Gardaland, il famoso Parco di Divertimenti italiano.

Oggi questa esperienza viene messa nuovamente al servizio delle famiglie italiane grazie a Tabù, nel mondo dei parchi, ideato per aiutare a scoprire i migliori parchi di divertimento del mondo. Leggendo il regolamento. Tabù, nel mondo dei parchi è una rivisitazione in chiave geografica di un ever green: “Il gioco dell’Oca”, quello a cui ognuno di noi ha giocato almeno una volta nella vita, affrontando un percorso, armato di dadi e una certa dose di fortuna per superare le tappe, vincere premi e superare delle penalità.

I giochi sono importanti, preparano un ragazzo per quel grande gioco che è la vita.
(Il Piccolo Lord)

Ideato e ideale per il divertimento di tutta la famiglia, Tabù, nel mondo dei parchi non è solo un gioco ma un vero e proprio viaggio intorno al mondo alla scoperta dei più importanti Parchi spostandosi sulle ali della magia e delle curiosità in un periodo come quello attuale in cui viaggiare è diventato sempre più complicato e difficile.

Si parte, ovviamente, dal Lago di Garda per un’esperienza che stimola la mente unendo gioco e didattica a 360 gradi.
Grafiche MDM ha supportato Giorgio Tauber mettendo al servizio del suo gruppo di lavoro la propria ventennale esperienza nel mondo della cartotecnica e seguendolo in tutti gli aspetti di scelta e lavorazione dei materiali e nella produzione finale in modo da garantire ai giocatori un’esperienza coinvolgente, divertente e duratura. Da questa sinergia è nata una forte partnership che continuerà anche per i progetti futuri.

Siamo orgogliosi di aver partecipato a questo progetto nella consapevolezza che La dimensione del gioco è di fondamentale importanza e che va applicata a tutta la tua vita: perché è un’attività così totale e immersiva tanto da rendere lo scopo irrilevante; questo Tabù è un gioco fantastico perché puoi imparare sempre qualcosa, senza pensarci troppo. Non ci pensi: tu stai giocando, ti stai divertendo eppure stai imparando ogni volta qualcosa di nuovo.

Lanciare i dadi ti insegnerà a lasciare il futuro nelle mani della sorte, esattamente come accade nella vita reale.

Tabù è il classico gioco per cui vale la regola dai “6 ai 99” anni perché se è vero che tutti dobbiamo invecchiare, è altrettanto vero che si diventa davvero vecchi quando si smette di giocare.

Il divertimento è una necessità di vita.
(Giorgio Tauber)

Puoi scoprire tutti i dettagli, acquistare il gioco e visionare il regolamento su giocotabu.it sul sito ufficiale trovi anche i 6 punti di riferimento per ritirare il tuo gioco ordinato, risparmiando così le spese di spedizione. Mentre nella pagina Facebook è on line il video promo del gioco.

Il giuoco è il più alto grado dello svolgimento umano in questo stadio; perché esso è la spontanea e necessaria rappresentazione dell’interno dell’animo, il quale ha bisogno di estrinsecarsi. Il giuoco è il più genuino e più spirituale prodotto dell’uomo in questo periodo, ed è a un tempo il modello e l’immagine di tutta la vita interna dell’uomo. Esso perciò genera la gioia, la libertà, la contentezza, il riposo in sé e fuori di sé, e la pace con l’universo.
(Friedrich Fröbel)

Giovanni Scafoglio

Se sono realmente arti, le “arti grafiche” continueranno a essere importanti per l’economia italiana.
Il settore della stampa tipografica continuerà a essere importante nel tessuto economico italiano, nonostante Le difficoltà sostenute a causa della pandemia.

Per molti, l’invenzione dell’iPhone è stata altrettanto importante quanto l’invenzione da parte di Gutenberg della stampa, in termini di qualità e progresso dell’umanità. Forse è un’esagerazione, ma in linea di principio direi che è un concetto corretto. Vero è però che le “arti grafiche a dispetto dell’evoluzione delle tecnologie, continuano a recitare un ruolo importante nel tessuto economico italiano, nonostante le evidenti difficoltà che il 2020 sta riservando un po’ a tutti.
Secondo i dati del Centro studi Federazione Carta e Grafica, nel 2018 il fatturato della filiera è stato di 31,4 miliardi (+1,4% rispetto al 2017), pari all’1,8% del Pil. Ma il settore soffre, specialmente nella grafica e stampa, in contrazione dal 2004 con una perdita produttiva complessiva del 48%. Nonostante ciò, in questo ramo vi sono realtà solide da un punto di vista finanziario distribuite su tutto il territorio nazionale.

Il fatturato dell’intera filiera di arti grafiche, carta e stampa supera i 30 miliardi di euro e conta per l’1,8% del pil del paese.

Lavorare duro, ogni giorno, per 10-12 ore, con passione e (molto spesso) tramandare ai propri figli il proprio retaggio. Come fosse impresso nel DNA assieme a delle regole etiche inflessibili, come essere precisi con fornitori e dipendenti, spesso rinunciando a margini di profitto pur di assicurare qualità e professionalità. Chi sta ammortizzando questo terribile cazzotto che si è rivelato il lockdown lo ha fatto perché culturalmente abituato a fare sempre il passo secondo la gamba ma non rinunciando mai a innovare e a un pizzico (qb) di intuizione e genialità che caratterizzano gli imprenditori e gli artigiani italiani. Del resto il lavoro sodo e l’essere sempre presenti in azienda, adeguandosi alle esigenze del cliente, da buoni frutti, soprattutto in periodi aridi come questo.

E il futuro cosa ci riserverà?
Chi dimostrerà rapidità di adattamento ai cambiamenti, uno scrupoloso e costante lavoro sul contenimento dei costi e sul consolidamento degli utili e sarà riuscito negli anni precedenti a costruirsi un bacino di clienti fedeli e affidabili potrà guardare al futuro con ottimismo e con la consapevolezza che verranno tempi migliori che premieranno la qualità e la professionalità a scapito di chi si improvvisa o di chi, pur di vincere una commessa, lavora sotto costo e abbassa gli standard qualitativi.

Cosa ci salverà?
Continuare, con coraggio a coniugare con raffinatezza ed efficacia la tradizione e l’innovazione, due parole che insieme con «intuizione», non dovranno mai mancare nel lessico di un’azienda che come obbiettivo avrà quello di realizzare “arti grafiche”.

Non basta avere grandi qualità: bisogna saperle amministrare.
(François de la Rochefoucauld)

Giovanni Scafoglio

Smart working
Cosa perdiamo e cosa ci guadagniamo?

Il mondo sta cambiando e il futuro ormai è già qui. Lo smart working, che un tempo chiamavamo “telelavoro” è già una realtà. Cosa ci porterà in dono e cosa ci toglierà?

TEMPO! Ecco la chiave di domanda.

IL TEMPO. Facciamo lo stesso lavoro, la stessa mole di lavoro ma ci avanza più tempo da dedicare a noi e a chi amiamo. Ovviamente se saremo bravi e sapremo imparare a gestirci.
Perché ci guadagniamo? Semplice: non devo più spostarmi per raggiungere l’ufficio; non devo prendere l’aereo per andare alle riunioni con il consiglio, non devo spostarmi in treno o in auto per parlare con un cliente; possiamo fare tutto questo con Zoom… …ad esempio.

UNA COSA CHE ABBIAMO GUADAGNATO E’ IL TEMPO! Forse la moneta più importante tra le nostre mani!

COSA PERDIAMO?
I danni psicologici potrebbero essere notevoli. Veniamo da una cultura in cui siamo cresciuti sviluppando amicizie d’infanzia ma anche amicizie al lavoro ora, nella misura in cui questi contatti vengono limitati, potremmo sviluppare fratture interiori, disarmonie ed effetti psicologici da non trascurare. Soprattutto a lungo andare.

Cosa sappiamo sul tempo e sullo smart working?

Il 76% di chi lavora SMART è soddisfatto del proprio lavoro (Politecnico di Milano)

Le conseguenze del Covid 19 come cambieranno le connessioni con il mondo del lavoro?
Ci sono lavori che non potranno ancora essere completamente automatizzati, come ad esempio il settore medico o lavori basilari come quello della vendita al dettaglio. Ma nel settore commerciale, ora che come ora, per alcuni continua ad apparire “pericoloso” anche solo andare a fare la spesa al supermercato. Potremmo quindi vedere un incremento degli acquisti on line. La vendita al dettaglio si sposterà sul web e presto potrebbe non essere quasi più necessario andare in un negozio o andare a fare la spesa al supermercato se negozi e grande distribuzione continueranno a lavorare e rapportarsi con i clienti come se nulla fosse accaduto, o peggio, trattandoli come se la loro salute e sicurezza non fosse importante.

Mettere la salute e la sicurezza del proprio cliente al primo posto!
Questo è il nuovo mantra, questo è la nuova galassia da seguire per capire che rotta deve prendere la nostra comunicazione.

Cosa accadrà? Forse saranno create delle app per prenotare la visita nei negozi in modo da evitare l’affollamento all’interno, un po’ come succede prenotando un tavolo al ristorante. E un qr code “strategico” ci permetterà di saltare la fina alle casse e uscire direttamente da un supermercato con il nostro carrello della spesa.
Tutto ciò avrà come prima conseguenza quella di ridurre drasticamente il numero di ore di lavoro necessarie. Siamo sicuri sia un male? Forse la pandemia non cambierà radicalmente il mondo, semplicemente accelererà una trasformazione che era già in atto. Migliorandolo.

Almeno sotto questo punto di vista.

Giovanni Scafoglio

L’importanza di avere un codice etico, reale e non solo sulla carta.

Un codice etico è sinonimo, prima di tutti di “Patto” tra brand, clienti e dipendenti. Un patto che non può essere relegato a un pezzo di carta stampato su una brochure o in una bella paginetta on line di un sito internet.

Redigere un codice etico equivale a prendere un impegno e a mostrare la propria visione di fare impresa in maniera socialmente responsabile, tracciando una propria identità che si fonda su valori che andranno nel corso degli anni “rigorosamente” rispettati e tutelati da ogni risorsa aziendale. Senza eccezioni.

Oggi, più che mai, i valori etici come il rispetto per l’ambiente, per i propri dipendenti, per i processi di produzione; partendo dalla scelta dei fornitori fino ad arrivare al prodotto finale permettono all’azienda di creare, consolidare e arricchire una cultura aziendale che nel tempo è destinata a fare la differenza, perché il mondo è radicalmente cambiato e, presto, non sarà più “il prezzo” a fare la differenza, ma saranno le scelte e la storia che il marchio saprà raccontare con le proprie azioni.

Ad esempio, un brand che utilizzerà cataloghi e materiali vari su carta scadente, economica, stampata in maniera “unprofessional” verrà associato definitivamente a quei materiali dal consumatore finale. Lo stesso discorso vale per i propri dipendenti che un base all’amore, la professionalità, il sorriso che dimostreranno verso la propria azienda diffonderanno un messaggio sul territorio che si rivelerà un valore maggiore di qualsiasi campagna ADV.

Per questo è essenziale che ogni individuo legato al brand sia richiamato a quelle responsabilità personali a cui è affidata l’efficacia di una reale applicazione del Codice Etico.

Ma quali sono i valori di un’azienda?

Orientamento al cliente: comprendere il mercato entro il quale Artemide agisce e considerare l’impatto sui clienti di ogni azione e comportamento.

Responsabilità e tensione ai risultati: tendere con determinazione ai risultati, impegnandosi personalmente nella definizione dei programmi, nel monitoraggio dello sviluppo e nella generazione di risultati.

Trasparenza: Essere aperti e corretti circa i risultati finanziari. Essere preparati a dissentire se esiste una scelta alternativa. Accettare differenti punti di vista e incoraggiare il cambiamento. Scambiarsi reciprocamente le informazioni a tutti i livelli dell’organizzazione.

Innovazione: essere i primi a immaginare soluzioni radicalmente nuove di prodotto, servizio, processo che possano essere effettivamente implementate, perseguendo
l’eccellenza senza accettare gli standard correnti come livello soddisfacente.
Integrazione e rapidità: sviluppare la capacità di intuire velocemente di come uno specifico comportamento si inserisca in un quadro di business più ampio, Cooperando trasversalmente e all’interno delle funzioni aziendali e delle articolazioni geografiche in direzione di un obiettivo comune.

Eccellenza professionale: aggiornare costantemente il proprio Know-how tecnico e usare questa leva per essere i primi. Lavorare con metodo, seguendo le regole e provando soddisfazione per quello che si ottiene.

Viviamo in un mondo sempre più globalizzato, dove le informazioni girano a velocità esponenziali. Un mondo dove i social media imperversano e spesso dettano legge e non hanno memoria del passato. Non ci si può più nascondere dietro muri medioevali, ma è necessario mostrare la propria faccia, mettere a nudo la propria visione del mondo senza bluffare perché Il segreto di un bluff vincente è non bluffare.

Giovanni Scafoglio

C’è vita dopo il coronaviru?

Come torneranno a scuola i nostri figli? Torneremo a curarci negli ospedali e come? E ultima ma non troppo: Come sarà il lavoro da settembre in poi?

Ipotizzare come sarà la scuola da settembre in poi, attualmente è un terno al lotto. Al netto di una seconda ondata di Covid 19, credo che neanche Merlino in persona sia in grado di capire cosa ci riserva il futuro (e il governo). Stesso discorso vale per la sanità. Gli italiani durante il covid avevano paura di andare in ospedale e molte delle cure più delicate sono state sospese, questo evidentemente comporterà un prezzo molto alto e salato in vite umane ed economico per lo stato poiché la prevenzione e le cure tempestive sono essenziali.

Il nostro focus è però incentrato su un altro quesito: come sarà al ripresa e come cambierà il lavoro.
Credo che per farmi una prima idea di come cambierà il lavoro (o forse come è già cambiato) potrebbe bastarmi la mia esperienza personale. Durante le riunioni lockdown e post lockdown mi sono trovato a tu per tu con imprenditori che spadellavano, preparavano il pane; Altri sdraiati su un divano e i piedi scalzi rivolti verso il mare, con lo sguardo più attento al panorama che al sottoscritto (sic.)

Il lavoro insomma è già cambiato ed è stato il primo cambiamento, forte, immediato, allo scoppio dell’emergenza sanitaria. Gli uffici si sono svuotati e si sono trasferiti nelle nostre case, in un angolo del salone, della cucina, del terrazzo o della camera da letto. Facendo schizzare in alto l’asticella dello smartworking, strumento pressoché sconosciuto fino a pochi mesi fa (ma era già un’altra era ormai) anche se molti non se ne sono resi conto. Chi è rimasto in azienda, si è munito di mascherine e guanti, non ha usato l’ascensore, si è distanziato dai colleghi, dando al massimo “il gomito” e cambiando completamente il proprio modo di rapportarsi al mondo.

E intanto cominciavano a prendere vita i primi accordi tra imprese e sindacati per la tanto famigerata fase 2, che poi è quella che stiamo vivendo: la ripartenza: Obbligo di mascherina per tutto il personale, rilevazione delle temperature prima dell’ingresso in azienda, mantenimento della distanza di almeno un metro, sanificazione degli ambienti, procedure per evitare assembramenti nelle mense e negli spogliatoi dove ovviamente si fa abbondante uso di dispenser di gel igienizzanti.

Niente sarà come prima.

E’ il nuovo tormentone, che probabilmente ha già stancato. Cosi mentre il mondo della politica e dei social si divide tra “negazionisti” e “realisti” il mondo reale va avanti, chi più chi meno. Perché di una cosa possiamo essere sicuri, l’Italia non sarà in grado di sostenere un nuovo lockdown e su questo, credo siano tutti d’accordo. Ecco quindi che nella sanità medici, infermieri e addetti ai lavori si stanno coordinando tra loro per evitare contatti ravvicinati e hanno la possibilità di eseguire appuntamenti e visite con pazienti che non richiedono indagini di persona. La telemedicina, coadiuvata con rilievi da fare a casa, cambierà il modo di erogare le prestazioni sanitarie. Gli psicologi hanno cominciato a fare sedute di psicoterapia collegati in videocall e circa 10 mila giudici in Italia hanno approvato l’uso di Teams in un settore in cui, bisogna ricordarlo, c’è ancora il messo comunale che ti porta le notifiche.

E cosi tra un tuffo in piscina, uno spaghetto alle vongole e una carezza a un figlio che non avevamo frequentato mai per cosi tanto tempo in vita nostra si cerca di passare da un medioevo digitale a un futuro che è già presente.
E le aziende che non si sapranno rinnovare? I manager che non sono stati in grado di affrontare questi cambiamenti? Gli amministratori distratti dai propri piedi liberi in piccoli castelli moderni?

Per loro probabilmente il futuro è ormai passato, perché se si è perso tempo in questi mesi e non si è capito la potenzialità dei social media, della comunicazione chiamata non convenzionale fino a l’altro ieri, se non si capirà l’importanza di diversificare, di investire sulle “risorse umane” non come soldatini da sacrificare ma come potenziali umani da esplorare, beh… noi stessi diventeremo passato, vecchi dinosauri che si scandalizzano per un post della Ferragni agli Ufizi, mentre il mondo si svuota di contenuti.

C’è vita dopo il coronavirus? O il domani è già passato?

Giovanni Scafoglio

Realizzare libri di pregio, non è mai una scelta banale. Di certo non semplice. Bisogna avere passione e amore per l’odore dell’inchiostro che impregna carte speciali. E’ necessario conoscere minuziosamente le materie prime che verranno utilizzate e saperle dosare, in un gioco di prestigio tra alchimia e alta cucina.

Per questo ho scelto di stampare con Grafiche MDM, riconoscendo in loro le doti artigianali di chi rende la manifattura un’arte. Avevo tra le mani la realizzazione di un volume di pregio e la consapevolezza di andare sul sicuro una volta scelta la storica stamperia di Forlì: Criminal Tattoos.

L’autore del libro è Nicolai Lilin, scrittore di origini siberiane naturalizzato italiano, autore del best seller “Educazione siberiana”, libro culto, pubblicato in 23 lingue, distribuito in 20 paesi nel mondo e divenuto, nel 2013, un film di successo (3 candidature Nastro D’argento e 12 ai David di Donatello) grazie alla regia di Gabriele Salvatore e all’interpretazione magistrale di John Malkovich.

“Criminal Tattoos è una raccolta di tatuaggi di criminali onesti dei giorni nostri, un viaggio di un confessore silenzioso che vuole condividere la sua arte senza svelarne i segreti”

Oltre 100 tatuaggi, vere e proprie opere d’arte incise sulla pelle e, ora, sulla carta, in un primo volume che si racconta attraverso le immagini, senza mai svelarne i segreti poiché il tatuatore è come un confessore che mai rivelerà le storie segrete divenute simboli.

Da pochi giorni Criminal Tattoos volume 1 è disponibile direttamente sul sito dell’artista nicolaililin.it in tiratura limitata.

“Un tatuaggio non è semplicemente un disegno. Vedi, un tatuatore è come un confessore. Lui scrive la storia di un uomo sul suo corpo. Le vite dell’uomo possono sembrare tutte simili. Si nasce, si cresce, ci s’innamora, si fanno figli, si lavora, si muore. Alcuni si godono la vita, altri no. Ma noi Siberiani, Kolìma, la combattiamo.

Giovanni Scafoglio

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